“ La scuola, come molti altri settori, è stata inaspettatamente travolta dall’emergenza coronavirus. Sono passate 7 lunghissime settimane da quando siamo stati strappati dalla nostra routine quotidiana, dal nostro lavoro e nel caso delle strutture per l’infanzia dai nostri bimbi e dalle loro famiglie a noi tanto care. Siamo molto preoccupati, vedendo sempre più difficile e lontana una possibile ripresa. Gli asili nido, le scuole d’infanzia e i servizi integrativi restano esclusi dal decreto Cura Italia del 17 marzo: non c’è alcuna misura che ci salvaguardi; non sono previsti interventi a misura delle nostre realtà e al suo interno non viene neppure menzionata la fascia 0-6, le cui strutture sono state costrette a chiudere per prime, continuando comunque a sostenere tutti i costi fissi di gestione. L’unica misura a nostra tutela, ad oggi, è il ricorso agli ammortizzatori sociali per i nostri dipendenti. Non sono previste sospensioni per i canoni di locazione (spesso molto onerosi), per le utenze, per le tasse contributive, per le spese assicurative, per le spese di manutenzione annue, per i consulenti del lavoro, né alcun credito di imposta.

Non vogliamo e non possiamo pensare di gravare sulle famiglie in un momento in cui il servizio non può essere erogato e in cui esse stesse vivono forti disagi economici, immediata e feroce conseguenza di questa emergenza sanitaria. Chiediamo quindi aiuti allo stato. Le nostre piccole imprese si basano su economie molto fragili e senza sostegno finiranno velocemente per collassare. In mancanza di aiuti pubblici la maggior parte delle strutture entro 2 mesi dovrà dichiarare la cessazione dell’attività, causando la perdita di migliaia di posti di lavoro. Siamo imprese per lo più femminili, il personale e le nostre educatrici sono per lo più donne. Quando si tornerà alla normalità le conseguenze graveranno su molte famiglie: le famiglie di noi titolari, le famiglie delle nostre educatrici e del nostro personale, e la famiglie che avevano scelto il nostro nido e che, alla ripresa del lavoro, non beneficeranno più dei servizi educativi a cui si erano appoggiati e con i quali avevano creato fondamentali relazioni di fiducia. Se tutto ciò dovesse accadere si creerebbe un baratro culturale e sociale che porterebbe l’Italia, e ancor di più la Sicilia, indietro di decenni. Tutelare i genitori significa dare aiuti ai nidi, ai servizi educativi e alle scuole. I soli nidi privati autorizzati rappresentano il 70% della copertura nazionale e rispondono all’ingente domanda di posti a cui il servizio pubblico non riesce a far fronte. Svolgiamo quindi un servizio pubblico estremamente importante pur essendo servizi privati.

Abbiamo bisogno di direttive chiare sulle modalità e sui tempi della riapertura, che ci consentano di progettare adeguate strategie per il ritorno al nido in condizioni ottimali e sicure per tutti. È l’intero mondo dei bambini ad essere avvolto da un silenzio inquietante, non soltanto quello dei servizi della prima infanzia. Stiamo ignorando la drammatica condizione di reclusione improvvisa che stanno vivendo i nostri bambini, mentre dovremmo interrogarci su cosa comporti lo stravolgimento delle loro routine e la privazione del loro mondo relazionale. La scuola è una micro società in cui il bambino, lontano dai genitori, costruisce la propria individualità,impara a relazionarsi coi suoi pari, struttura la sua personalità futura. Questo improvviso cambiamento, anche se necessario, non ci ha lasciato il tempo di prepararli a tale stravolgimento e per loro, ancora privi di strumenti cognitivi ed emotivi capaci a comprendere e affrontare tutto ciò, questo risulta ancora più difficile. C’è il rischio che questo aspetto, se non ben attenzionato, possa creare più danni del Covid stesso.

Non è possibile valutare una riapertura del paese, senza parallelamente iniziare a proporre e valutare modalità di riapertura dei servizi dell’infanzia. Ciò perché non è possibile dimenticare quanto le scuole siano sostegno concreto e senza uguali per ogni famiglia. Lungi da noi, ovviamente, attribuire alla scuola e ai servizi educativi in genere la mera funzione di “parcheggio” dei nostri bambini. Né tanto meno si  può pensare che la didattica a distanza possa in alcun modo sostituire la scuola che per sua stessa natura è spazio concreto e vivo fatto di relazioni, sguardi, vicinanza, in cui educatrici ed educatori, maestre/i, professori/esse non si limitano alla semplice trasmissione di contenuti e del sapere. Al nido, poi, parlare di didattica a distanza è quanto mai inopportuno: il lavoro educativo infatti non può essere ridotto alla semplice proposta di lavoretti “preconfezionati” da far svolgere a casa. È una contraddizione in termini se ricordiamo il profondo significato della parola EDUCAZIONE, se teniamo bene a mente che il vero senso è il percorso e non il prodotto. Ecco, è questa la nostra idea di scuola, una scuola per i bambini e dei bambini, una scuola il cui fine ultimo è quello di accompagnare e sostenere la loro crescita. Il nido rappresenta, quindi, una scelta educativa che ha un’enorme valenza e deve essere protetta. Con questa grave situazione si rischia di vanificare il lungo processo di valorizzazione della cultura e dei diritti  dell’infanzia fin qui fatto negli ultimi decenni. ”

Ringrazio Silvia con la quale è stato davvero piacevole chiacchierare un po; ringrazio Simona Vitrano e Irene Ferrara per essere intervenute a mio supporto e per avere portato in questo spazio anche la voce delle tante educatrici e il punto di vista dei genitori.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *